In Italia, la figura dell'agente editoriale è ancora poco nota: c'è come una sorta di diffidenza verso questa figura di cui non si percepisce bene il lavoro e la portata.
Negli Stati Uniti, in particolare, la figura dell'agente letterario è quasi mitica: è una sorta di coach, migliore amico, consigliere, psicologo, a volte baby e dog sitter, spesso editor, sicuramente il primo lettore di ogni produzione dello scrittore, anche delle cose orrende che sarebbe bene rimanessero nel cassetto.
Vediamo nel dettaglio cosa fa un agente letterario e chi è. Intanto è un intermediario tra un autore e una casa editrice. Svolge per l'autore il cosiddetto lavoro sporco, cioè quello di trovare l'editore adatto per un progetto/libro e avere anticipi e roy giuste. A sua volta, l'agente cercherà di capire cosa cerca una casa editrice, sempre che le idee siano chiare, oppure, anche, proverà a dialogare per sollevare qualche nebbia.
L'agente letterario è un esperto di Letteratura, con specifiche competenze editoriale e commerciali. Dovrà sapere come va il mondo editoriale e magari anticipare qualche tendenza.
Nel mondo della Letteratura per bambini e ragazzi, un agente letterario avrà competenze specifiche nel settore, soprattutto dovrà conoscere il mondo dell'illustrazione, se deciderà di occuparsi di albi illustrati e libri per piccolissimi.
E ora, dopo questa panoramica, veniamo a me. A settembre del 2020, ho pensato che avrei potuto provare a fare questo mestiere, che conoscevo poco, ma su cui avevo già delle idee. Alessandra Papa e Cristiana Ferrari di Rottemaier - Servizi Letterari mi hanno dato fiducia ed è iniziata questa collaborazione nell'anno forse più difficile e delicato dell'editoria italiana (e mondiale). In questo periodo ho messo a punto la mia idea di agente letterario, più simile al modello americano che a quello europeo. Meno commerciale e più di relazione. Meno mirata al soldo e più alla qualità. Sfruttando le mie competenze come editor e art director, lavoro intensamente con autori e illustratori, cercando di far emergere il potenziale massimo di ogni progetto. E poi mi guardo intorno: leggo moltissimo, sfoglio cataloghi con occhio critico, sfrutto i social per carpire il pensiero espresso e quello laterale di ogni editore, e, quando si può, parlo: parlo con editor e art director, con gli editori, con gli autori, con gli illustratori. Cerco di capire e conoscere, di entrare nelle storie degli altri, di intuire un pensiero non espresso.
Dietro a ogni libro ci sono tante persone e ogni persona racconta la sua storia e io voglio sapere tutte le storie per fare quel libro! C'è la storia dell'editor che si innamora del tal libro e convince l'editore a pubblicare proprio quel libro e non un altro magari commercialmente più facile. C'è la storia dell'autore che ci ha messo un anno per scrivere magari trenta righe (e ogni parola è ragionata, pensata, cambiata, buttata); poi c'è l'illustratore, figura spesso tenera, poco razionale, che esprime con i disegni un mondo di emozioni esplosive; il grafico, che cerca di razionalizzare e proporzionare; e via via ogni persona che lavora intorno e sul libro, con storie belle, brutte, tragiche, scomode, virtuose. E l'agente, sapete, è sempre lì: intermediario tra tutte queste emozioni e storie e persone. Fino a che il libro non arriva nelle librerie e diventa patrimonio comune.
Figura necessaria? No, non credo.
Ma me la sto sagomando addosso, e mi sta entrando nella pelle. Perché mi permette di esplorare più mondi umani del lavoro di editor, mi permette di uscire di più, relazionarmi di più.
Piccola pantera, illustrazioni e testo di Chiara Raineri, Camelozampa 2022
Il contatto umano credo sia fondamentale per chi ama i libri, le storie e tutte le persone che con le loro competenze porteranno alla pubblicazione.
C'è bisogno di agenti che abbiano anche un